9 giugno 2019 – Domenica di Pentecoste C
Liturgia della Parola: 1lettura: At 2,1-11- Salmo responsoriale: Sal 103 – 2lettura: Rm 8,8-17 – Vangelo: Gv 14,15-16.23b-26.
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre. Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Parola del Signore
Omelia
In questo giorno, come abbiamo ascoltato nella prima lettura, ricordiamo la discesa dello Spirito Santo sopra Maria Vergine e i discepoli radunati nel cenacolo. La Madonna e gli apostoli sono il primo nucleo della chiesa, la famiglia di Gesù, formata da quelli che ascoltano la parola di Dio e la osservano. Come aveva promesso Gesù nel vangelo, lo Spirito Santo discende su questa comunità: «Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Ci sono due effusioni di Spirito Santo sui discepoli di Gesù, la prima volta la sera di pasqua, e la seconda volta il giorno di pentecoste. La sera di pasqua i discepoli ricevono lo Spirito Santo per la rigenerazione alla vita di figli di Dio, il giorno di pentecoste per diventare apostoli di Gesù. Infatti l’effetto dello Spirito Santo su di loro il giorno di pentecoste è la parola della predicazione: «Cominciarono a parlare…delle grandi opere di Dio». La parola della predicazione suscita la fede in quelli che non credono e alimenta la fede di quelli che credono. La chiesa dunque vive della parola della predicazione.
Il giorno di pentecoste, la chiesa radunata da Gesù, si manifesta per la prima volta al mondo. Quel giorno è avvenuto un miracolo che non si ripeterà mai più. I discepoli che predicano sono tutti Galilei ma sono compresi dagli stranieri che si trovano a Gerusalemme: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa?». Con questo miracolo il Signore voleva significare che con la chiesa sta per nascere una nuova umanità che si contrappone all’umanità della torre di Babele. La chiesa è formata da tutti quelli che ascoltano la parola di Dio e si lasciano guidare dallo Spirito di Dio. Quindi è l’umanità che si realizza secondo il progetto di Dio. Gli uomini della torre di Babele sono il prototipo di quelli che vogliono vivere senza Dio e progettano una società senza Dio. Ma una società senza Dio è destinata al fallimento, per questo gli uomini della torre di Babele, pur parlando la stessa lingua, ad un certo punto non si comprendono più e si dividono tra di loro. Invece la chiesa, la nuova umanità secondo Dio, è destinata a durare in eterno. Infatti gli uomini che la compongono, pur parlando lingue diverse, si comprendono e si uniscono tra di loro. Il successo della chiesa dipende dal fatto che è formata da uomini che sono in relazione con le tre persone divine, l’insuccesso delle società e delle civiltà mondane dal fatto che sono composte da uomini che non sono in relazione con le tre persone divine. Se vogliamo far parte della chiesa, la nuova umanità, destinata a durare in eterno, secondo il progetto originario di Dio, dobbiamo nutrirci della parola di Dio e lasciarci guidare dallo Spirito Santo che ci è stato dato, perché rimanga con noi per sempre. Contro lo Spirito Santo si ribella la carne, la natura guastata dal peccato, da cui siamo stati liberati nel battesimo, ma che tende a riprendere il sopravvento con le opere cattive: «Se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete». Se viviamo secondo la carne, andiamo incontro alla morte fisica e alla morte eterna, perché compiamo opere che non sono gradite a Dio. Le opere della carne sono infatti segnate dall’egoismo e conducono all’infelicità e alla morte. Se viviamo secondo lo Spirito, andiamo incontro alla vita eterna dell’anima e alla risurrezione del corpo per la vita eterna, perché compiamo opere che sono gradite a Dio. Le opere dello Spirito sono segnate dall’amore e conducono alla felicità e alla vita. Se viviamo lasciandoci guidare dallo Spirito, come dice il Salmista, il Signore gioisce di noi, perché ci realizziamo secondo la sua volontà, e la sua gioia genera la nostra gioia.