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15 aprile 2022 – Venerdì Santo – Passione del Signore
Liturgia della Parola: 1Lettura: Is 52,13-53,12 — Salmo responsoriale: Sal 30 – 2Lettura: Eb 4,14-16; 5,7-9 — Vangelo: Gv 18,1-19,42.
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cèdron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».
Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo».
Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.
Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote.
Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.
Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest’uomo?». Gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato». Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno». Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva morire.
Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?».
E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui colpa alcuna. Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante.
Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi.
Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!».
Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».
All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande».
Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare». Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parascève della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare». Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.
Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”». Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto».
I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato –, e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: «Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte». E i soldati fecero così.
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».
Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di áloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parascève dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.
Parola del Signore.
Omelia
La passione di Gesù incomincia in un giardino e si conclude in un giardino. Gesù viene arrestato nel giardino del Getsemani e poi viene sepolto in un sepolcro nuovo che si trova in un giardino.
Questo particolare evidenziato dall’evangelista ci fa venire subito in mente il giardino dell’Eden, il paradiso terrestre in cui Dio aveva posto l’uomo all’inizio. Adamo ed Eva disobbediscono a Dio e così fanno entrare nella natura umana il peccato e la morte. Da allora in poi tutti gli uomini, in quanto discendenza di Adamo ed Eva, sono segnati dal peccato e dalla morte. Adamo ed Eva dopo il peccato sono scacciati dal giardino dell’Eden, cioè perdono la comunione con Dio.
Gesù Cristo con la sua passione, morte e risurrezione è venuto a liberare l’uomo dalla schiavitù del peccato e della morte e a riportarlo nella comunione con Dio, nel giardino dell’Eden da cui era stato escluso.
Nella prima lettura il profeta descrive la sofferenza e la morte di Gesù Cristo in modo ancora più dettagliato dell’evangelista. Le parole del profeta costituiscono la chiave di lettura per comprendere il senso della sofferenza e della morte di Gesù:
Egli è stato trafitto per le nostre colpe,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
Vicino a Gesù crocifisso c’è la Madre, Maria, che soffre in silenzio con lui e unisce la sua sofferenza a quella del Figlio per la salvezza del mondo. Così noi abbiamo una coppia, Adamo ed Eva, da cui discende la vecchia umanità, ed una coppia, Gesù e Maria, da cui discende la nuova umanità, che è la chiesa. Gli uomini della vecchia umanità, ci sono anche oggi, e sono quelli che imitano Adamo ed Eva, in quanto vogliono vivere senza Dio. Gli uomini della nuova umanità sono tutti quelli che seguono Gesù e Maria, mettendo al centro della loro vita la volontà di Dio.
Nel processo contro Gesù i suoi nemici insistono sul fatto che egli ha detto di essere il re dei Giudei. In realtà sappiamo che i nemici non volevano credere che Gesù fosse il Cristo atteso, il Figlio di Dio. A loro modo di vedere quando Gesù diceva di essere il Figlio di Dio, bestemmiava perché si attribuiva qualcosa che non gli apparteneva. D’altra parte sapevano bene che se avessero mosso queste accuse a Gesù, Pilato non le avrebbe prese in considerazione. Insistono perciò sul fatto che Gesù aveva detto di essere il re dei Giudei. Sicuramente Gesù aveva parlato del regno di Dio che era venuto a portare. I nemici nell’accusa lasciano intendere a Pilato che il regno che Gesù vuole inaugurare sulla terra costituisce un pericolo per il dominio romano in Palestina. Gesù, per fugare l’equivoco, spiega a Pilato in che modo egli è venuto a regnare sulla terra: Il mio regno non è di questo mondo…Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce.
Gesù viene a regnare sulla terra, rendendo testimonianza alla verità. La verità è la rivelazione di Dio che si realizza in Gesù Cristo. Gesù rende testimonianza alla verità, rivelando Dio nella sua vita. In ogni momento della su vita Gesù rivela il volto di Dio Padre. Questa rivelazione culmina nella morte e nella risurrezione. Nella morte di croce di Gesù si rivela la vera natura di Dio che è amore, un amore che si fa dono di vita, e che costituisce anche la sua potenza. Infatti Gesù con il suo amore estremo, muore ma vince la morte, risorgendo. Gesù pertanto inaugura il suo regno quando muore sulla croce.
Mentre Gesù è sulla croce sa che ha compiuto l’opera di Dio sino alla fine, resta ancora una cosa da fare. Da qui il suo desiderio: Ho sete! Nel vangelo di Giovanni spesso le parole di Gesù hanno un duplice significato, uno immediato, l’altro più profondo. Gesù ha sete certamente di acqua. Ma in lui c’è un’altra sete molto più forte. Possiamo comprenderla richiamandoci all’incontro di Gesù con la samaritana. Prima le chiede come se fosse assetato: Dammi da bere. Poi promette di darle l’acqua viva: Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è che ti dice: Dammi da bere, tu stessa avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva. Gesù dunque sembra assetato e promette di dissetare. Ed è così anche sulla croce. Gesù è assetato di comunicare a tutti gli uomini l’amore di Dio. Desidera ardentemente che tutti gli uomini sperimentino nella loro vita l’amore di Dio. E’ assetato di donare lo Spirito Santo, che diffonde nei cuori degli uomini l’amore di Dio. Per questo quando Gesù muore, l’evangelista dice: Consegnò lo Spirito. Significa certo che è spirato, ma soprattutto che dona lo Spirito Santo, a Maria sua madre, al discepolo e a Maria di Magdala, che rappresentano la chiesa nascente. Il sangue e l’acqua che sgorgano dal costato di Gesù significano lo Spirito Santo quale frutto della passione e morte di Gesù. Noi riceviamo il dono dello Spirito Santo nei sacramenti. Per questo per fare pasqua con Gesù dobbiamo accostarci ai sacramenti del perdono e dell’eucaristia. Dobbiamo dissetare Gesù dissetandoci alla sorgente dello Spirito santo che sgorga dal suo cuore, dobbiamo dissetare Gesù conducendo a lui tanti fratelli e sorelle che come noi si dissetano alla sorgente dello Spirito. In questo modo il regno di Dio, regno di amore e di pace, si espande in mezzo a noi e sulla terra.