Meditazione Cristo Re 2022

13 novembre 2022 – XXXII Domenica del tempo ordinario C

Liturgia della Parola: 1Lettura: 2Sam 5,1-3 — Salmo responsoriale: Sal 121 – 2Lettura: Col 1,12-20 — Vangelo: Lc 23,35-43.

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».

Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».

E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
Parola del Signore.

Omelia
Oggi è la festa di Gesù Cristo re dell’universo. Tutti i brani della parola di Dio che abbiamo ascoltato parlano di regalità. La prima lettura parla di Davide che viene consacrato re, il salmo dice che a Gerusalemme ci sono i troni della casa di Davide, la seconda lettura dice che Dio ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore, nel vangelo il buon ladrone dice a Gesù: Ricordati di me, quando entrerai nel tuo regno. La festa dunque di Gesù Cristo re dell’universo. Ma che centrano la prima lettura e il salmo, in cui si parla di Davide e dei suoi discendenti con la festa di oggi di Gesù Cristo re dell’universo?

Tutti i re d’Israele regnavano a nome di Dio, l’unico re d’Israele. Quindi erano i rappresentanti di Dio sulla terra. Diventavano rappresentanti di Dio quando venivano consacrati con l’unzione. Da quel momento il re era il consacrato del Signore, il suo rappresentante in terra. In ebraico consacrato si dice messia. Il re era il messia del Signore, che governava il popolo di Israele a nome suo, avendo come guida la sua parola. Dio aveva promesso a Davide che un suo discendente sarebbe stato un re speciale, e avrebbe inaugurato sulla terra un regno senza fine. Quindi gli israeliti vivevano nell’attesa di questo re, discendente di Davide. E siccome ogni re era chiamato messia, questo titolo si incominciò a riservarlo al re atteso, il Messia. Quando l’angelo annuncia alla Madonna la nascita di Gesù dice di lui, per indicarlo come il Messia atteso: Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine.

Gesù infatti inizia la sua missione dicendo: Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino. Gesù vuol dire che è giunto il tempo in cui si realizzano le promesse di Dio e quindi sta per essere inaugurato il regno di Dio promesso, che è insieme regno del suo Messia. In greco messia si dice cristo, quindi quando si dice che Gesù è il Messia oppure che è il Cristo, si dice la stessa cosa. Gesù inaugura il suo regno, che è anche il regno di Dio, morendo sulla croce. Gesù viene a rivelare in modo nuovo la regalità di Dio. Dio non regna come i re terreni, non ha bisogno di eserciti per regnare, non vince i suoi nemici con la forza delle armi o con la violenza bruta. Dio non ha bisogno di questi mezzi per regnare, lui che ha creato tutte le cose con la sua parola e con il soffio delle sue labbra potrebbe annientare i nemici. Dio mediante Gesù Cristo vuole regnare in mezzo a noi con il suo amore, che è la vera sua potenza. Solo se si comprende questo, si comprende perchè Gesù inaugura la sua regalità morendo sulla croce. In quel momento Gesù manifesta all’estremo l’amore di Dio verso di noi, mentre dona tutto se stesso per noi. In quel momento con il suo amore donato vince i suoi veri nemici, che non sono gli uomini, ma il demonio, il peccato e la morte. Gesù non considera nemici i capi religiosi che lo hanno fatto condannare a morte, non considera nemici i romani che hanno eseguito la condanna, non considera nemici la folla che, sobillata dai capi, ha chiesto la sua condanna a morte. Tutti costoro sono vittime del demonio che si è servito di loro per far del male a Gesù. Per questo Gesù sulla croce prega per loro il Padre dicendo: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno.

Il popolo, ma soprattutto i capi, i soldati, il cattivo ladrone, non comprendono tutto questo e non sanno riconoscere in Gesù crocifisso il Messia atteso, che inaugura il regno di Dio sulla terra. Per essi Gesù non può essere il Messia, perché appare debole, sconfitto, fallito. Solo se scendesse dalla croce, compiendo un prodigio, e salvando se stesso dalla morte, sarebbe credibile. Non riescono a comprendere che Gesù è potente e sta salvando se stesso come uomo e tutti gli uomini accettando liberamente di morire sulla croce. La sua vita donata per amore è la manifestazione dell’amore di Dio e della sua potenza. Nessuno in quel momento riconosce la regalità di Gesù, tranne il buon ladrone, che rimprovera il compagno che insultava Gesù, e, dopo essersi riconosciuto peccatore, si affida a lui: Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno.

Se vogliamo far parte del regno di Gesù dobbiamo comportarci come questo ladrone pentito, riconoscendo i nostri peccati e affidandoci a lui, ininterrottamente. L’affidamento a Gesù significa che ci lasciamo guidare da lui, e non facciamo di testa nostra, non diciamo che Gesù è re ma poi trascuriamo la sua parola. Gesù non è un re costituzionale, ma è un re assoluto. Il re costituzionale è solo un simbolo di regalità, poi le decisioni nella guida della nazione vengono prese a maggioranza dal parlamento, che rappresenta i sudditi. Gesù non è un in questo modo, ma è un re assoluto e quindi vuole regnare su di noi se ci lasciamo guidare dalla sua parola. In questo modo come dice l’apostolo nella seconda lettura siamo liberati dal potere delle tenebre ed entriamo nel suo regno. Infatti obbedendo a Gesù, noi diventiamo veramente liberi, perché Gesù ci condanna di amare come lui, e la vera libertà si ottiene amando come lui. Obbedendo a Gesù, non solo ci poniamo sotto la sua regalità, ma ne diventiamo partecipi. Noi possiamo entrare nel regno di Gesù sin da adesso, ma la meta finale è il paradiso. Al ladrone che si affida a lui Gesù promette: In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso.