19 marzo 2021- Solennità di San Giuseppe sposo della B.V. Maria
Liturgia della Parola: 1lettura: 2 Sam 7,4-5.12-14.16 – Salmo responsoriale: Sal 88 – 2lettura: Rm 4,13.16-18.22 – Vangelo: Mt 1,16.18-21.24a.
Dal vangelo secondo Matteo
Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore.
Parola del Signore
Omelia
Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto… Che cosa vuol dire l’evangelista definendo Giuseppe uomo giusto. L’evangelista è un israelita che ha assorbito la mentalità della Bibbia. Nell’Antico Testamento il prototipo del giusto è Abramo, di cui si parla oggi nella seconda lettura. La caratteristica fondamentale di Abramo è la fede in Dio: Egli credette, saldo nella speranza contro ogni speranza… Ecco perché gli fu accreditato come giustizia. La fede di Abramo si manifesta come obbedienza alla parola di Dio, che gli comanda di lasciare il suo paese, la sua casa, il suo clan, e come fiducia alla parola di Dio che gli promette una discendenza numerosa e il dono della terra.
Giuseppe è dunque uomo giusto perché obbedisce e si fida della parola di Dio, come vediamo nell’episodio raccontato dal vangelo. Giuseppe vive una situazione difficile, poiché la sua sposa prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Allora la celebrazione del matrimonio prevedeva due momenti. In un primo momento le famiglie degli sposi facevano il contratto del matrimonio, poi dopo un intervallo di tempo veniva celebrato il rito delle nozze e gli sposi andavano a vivere insieme. Giuseppe e Maria sono già marito e moglie in quanto le rispettive famiglie hanno fatto il contratto matrimoniale, ma ancora non sono andati a vivere insieme. In questo periodo che precedeva la coabitazione Maria si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Quando Giuseppe viene a conoscenza di questo ha timore di prendere con sé la sposa, perché pensa che ormai appartenga a Dio. Tuttavia sa che ripudiandola pubblicamente, Maria rischierebbe di essere lapidata come adultera. Giuseppe, allora, pensa di licenziarla in segreto. La soluzione a cui è giunto è equilibrata e saggia, ma non è la volontà di Dio, il quale per mezzo dell’angelo gli dice: Non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati. Dio dunque comanda a Giuseppe di prendere con sé Maria e di accogliere il bambino come suo, ponendogli il nome Gesù. Questo bambino ha la missione di salvare il popolo dai peccati. Giuseppe, che è un uomo giusto, mette da parte la sua decisione e obbedisce alla parola di Dio. Con il suo comportamento mostra di fidarsi più di Dio che di sé stesso.
Da chi ha imparato Giuseppe a credere in Dio e a fidarsi di lui? La fede è un dono di Dio ma che ci raggiunge attraverso la comunità dei credenti. Giuseppe è un israelita ed è stato educato sin dall’infanzia a conoscere la storia raccontata nella Bibbia, dove vengono narrate le promesse di Dio ai padri e i suoi interventi salvifici. Vengono narrate anche le storie degli uomini di Dio, come Abramo, Mosè e Davide, che hanno creduto in lui e si sono fidati della sua parola. Il Dio d’Israele è il Dio fedele, che mantiene sempre la parola data. Nella prima lettura viene riportata la promessa di Dio a Davide riguardo al futuro Messia, che ora sta per realizzare con la nascita del bambino Gesù. Il Salmo canta la fedeltà di Dio che è frutto del suo amore edificato per sempre. Giuseppe dunque ha imparato a conoscere Dio, a credere in lui e a fidarsi di lui, ascoltando la storia biblica, prendendo come esempi di vita i padri della fede, a iniziare da Abramo.
Giuseppe è per noi un esempio da imitare nel nostro rapporto con Dio. Con il suo comportamento ci insegna a obbedire a Dio, a fare la sua volontà.
Non sempre è facile riconoscere la volontà di Dio. E’ facile comprenderla quando si tratta di scegliere tra il bene e il male, è invece difficile quando si tratta di scegliere tra cose indifferenti, come capitò a Giuseppe. La sua decisione di licenziare in segreto Maria non era cattiva, anzi appare improntata a prudenza, ma non era la volontà di Dio. Come facciamo a discernere la volontà di Dio tra cose indifferenti? Giuseppe l’ha conosciuta per mezzo dell’angelo, con noi Dio fa di meglio. L’apparizione dell’angelo del Signore prima della venuta di Gesù era un fatto occasionale, invece nel nostro caso, se vogliamo, il Signore ci mette a fianco un angelo per tutta la vita. Non mi riferisco all’angelo custode, che è invisibile, ma al padre spirituale che ognuno di noi può avere. Come dice san Francesco di Sales all’inizio della Filotea, basta che lo chiediamo a Dio ed egli ce lo farà incontrare. Il padre spirituale non deve essere necessariamente un sacerdote, può essere anche un laico, né deve essere per forza un uomo, può essere anche una donna. In questo caso dobbiamo parlare di madre spirituale. L’importante è che sia una persona che ha alle spalle un lungo cammino di fede e abbia ricevuto da Dio il carisma di dirigere le anime. Con un padre o una madre spirituale a fianco cammineremo sicuri verso la salvezza eterna. Chiediamo a Dio per intercessione di san Giuseppe la grazia di trovare una guida spirituale per il nostro cammino di fede, la grazia di aprigli il cuore, affinché ci aiuti a discernere la volontà di Dio in tutti i momenti della nostra vita, soprattutto in quelli decisivi, e la grazia infine di fare la volontà di Dio che abbiamo conosciuto.