Meditazione Corpus Domini 2020

14 giugno 2020 – Corpus Domini A

Liturgia della Parola: 1lettura: Dt 8,2-3.14-16 – Salmo responsoriale: Sal 147 – 2lettura: 1Cor  10,16-17 – Vangelo: Gv 6,51-58.

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Parola del Signore

Omelia

Oggi è la festa del corpo e del sangue di Gesù. Nel vangelo abbiamo ascoltato che Gesù aveva promesso questo dono: «Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Ma tra quelli che lo ascoltarono molti non credettero alle sue parole e non le compresero. Quando parla Gesù bisogna prima accogliere con fede quello che dice e poi lui darà anche la luce per comprenderlo con la ragione. Gesù ha istituito il sacramento del suo corpo e del suo sangue nell’ultima cena, con il comando: «Fate questo in memoria di me». Ogni volta che celebriamo la messa il pane e il vino consacrati diventano carne e sangue di Gesù. La carne e il sangue nel linguaggio biblico indicano l’intera persona. Difatti nell’eucaristia è presente Gesù in corpo, sangue, anima e divinità. Gesù ha istituito questo sacramento perché gli uomini di tutti i tempi potessero entrare in contatto fisico con lui. Già nel battesimo siamo uniti a Gesù come i tralci alla vite, nell’eucaristia questa unione diventa piena. Per questo Gesù dice: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui». Condividiamo la stessa vita di Gesù che è la vita di Dio, la vita eterna.

Nella seconda lettura l’apostolo ci ricorda che mediante l’eucaristia siamo uniti a Gesù e tra di noi in modo da formare un solo corpo, la chiesa: «Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo». Gesù ci ha lasciato l’eucaristia perché vuole stare con noi e vuole stare con noi perché abbiamo bisogno di lui. Ma non sempre noi siamo consapevoli di questo. Allora Gesù ci fa sperimentare momenti di difficoltà, perché ci rendiamo conto che la nostra vita dipende da lui.

Nella prima lettura Mosè ricorda al popolo le esperienze che ha fatto durante il cammino dell’esodo. Nel deserto si sono venuti a trovare senza cibo e senza acqua. Pensavano di essere perduti, ma il Signore è intervenuto a nutrirli con la manna e a dissetarli con l’acqua scaturita in modo prodigioso dalla roccia. Il Signore ha fatto sperimentare al popolo queste prove, come a volte le fa sperimentare anche a noi, perché comprendiamo «che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore». Lo scopo di queste prove è di farci prendere coscienza che la nostra vita non dipende dal cibo, non dipende dai nostri sforzi, non dipende dalle nostre cure, ma dipende da Gesù. Tuttavia noi non dobbiamo rivolgerci a Gesù solo per chiedergli quello che ci serve nella vita, ma perché vogliamo stare con lui. Cioè non dobbiamo rivolgerci a Gesù per quello che ci può dare ma per avere la sua amicizia. Il Signore ci donerà anche quello che ci serve per condurre una vita dignitosa sulla terra, ma la sua amicizia vale di più, perché dà senso alla nostra vita, ci rende partecipi della vita eterna, ci dona la serenità. Gesù ci ha lasciato dunque l’eucaristia perché lo cerchiamo per sé stesso e non solo per i benefici terreni che ci può dare. La parola di Gesù dovrebbe bastare a confermare la nostra fede nella sua presenza nel pane e nel vino consacrati. Ma siccome se non vediamo segni e prodigi, non crediamo, nel corso dei secoli diverse volte il Signore ha manifestato la sua presenza nell’eucaristia con miracoli, alcuni dei quali tutt’ora in atto. I più conosciuti sono il miracolo di Lanciano, di Bolsena e di Siena. Questi miracoli ci convincono che Gesù è veramente presente nell’ostia consacrata e pertanto quando ci accostiamo alla comunione dobbiamo essere in grazia di Dio, senza peccati gravi sulla coscienza, in caso contrario bisogna prima confessarsi, poi pensare e sapere chi andiamo a ricevere, e infine essere digiuni da almeno un’ora.